BlogNṛsiṁhadeva, l’avatāra uomo-leone

Nṛsiṁhadeva, l’avatāra uomo-leone

Nṛsiṁhadeva è un’importante incarnazione di Viṣṇu nella mitologia indiana, viene considerato un Pūrnāvatāra (purṇa in sanscrito significa pieno). L’avatāra può manifestare solo la parte di gloria divina indispensabile per svolgere il compito per cui si è incarnato, oppure superare lo scopo limitato per cui è venuto e risplendere nel pieno fulgore.

La parola “Nṛsiṃha” deriva da due termini sanscriti: “Nara”, che significa uomo, e “Siṃha”, che significa leone. Quindi, Nṛsiṁhadeva è l’avatar uomo-leone di Viṣṇu. L’iconografia di Nṛsiṁha lo mostra con un busto e una parte inferiore del corpo umani, con un volto leonino e artigli.

La storia di Nṛsiṁhadeva è raccontata nel famoso testo sacro, il Bhāgavata Purāṇa nella storia del precedente mito abbiamo visto come l’avatāra Varāha (cinghiale rosso) avesse ucciso al demone Hiraṇyākṣa. Ora i suoi figli e il suo fratello Hiraṇyakaśipu sono molto arrabbiati.

 

Hiraṇyakaśipu, re dei demoni: Hiraṇyakaśipu reagì in modo molto malvagio cercando di diminuire le attività spirituali delle persone in generale, il suo dolore lo porto a sviluppare rabbia verso Viṣṇu, accusandolo di essere parziale verso i Suoi devoti e derise l’apparizione del Signore come Varāha che uccise suo fratello. Cominciò dunque a mettere agitazione tra tutti i demoni e i Rākṣasas e a disturbare le cerimonie rituali dei pacifici saggi e degli altri abitanti della Terra. A causa del mancato compimento degli yajña, i sacrifici, i semidei cominciarono a vagare invisibili sulla Terra.

Il piano di Hiraṇyakaśipu per diventare immortale: Questo demone iniziò a praticare una pratica molto austera con lo scopo di ottenere un beneficio materiale, così facendo ha causato grande angoscia in tutto l’universo. Persino il Signore Brahmā, divenne in qualche modo disturbato e andò personalmente a vedere perché Hiraṇyakaśipu fosse impegnato in un’austerità così severa. Hiraṇyakaśipu voleva diventare immortale.

Quando il Signore Brahmā acconsentì a dargli le sue benedizioni, Hiraṇyakaśipu chiese di non essere ucciso da nessuna entità vivente, di non essere ucciso in nessun luogo, al coperto o alla luce del sole, di non morire di giorno o di notte, di non essere ucciso da nessuna arma, sulla terra o nell’aria, e di non essere ucciso da nessun essere umano, animale, semidio o qualsiasi altra entità, vivente o non vivente.

 

 

Prahlāda, il santo figlio di Hiraṇyakaśipu: Il re degli Asura aveva un figlio di nome Prahlāda. Fu affidato , per la sua educazione a due maestri Ṣaṇḍa e Amarka (figli di Śukrācārya), anche se gli insegnanti cercarono di educare il ragazzo Prahlāda nella politica, nell’economia e in altre attività materiali, egli ignorava le loro istruzioni. Al contrario, continuò ad essere un puro devoto di Viṣṇu portando avanti gli insegnamenti che aveva udito dalla bocca di Nārada Muni, che lo aveva istruito nel bhāgavata-dharma mentre era in grembo di sua madre.

Hiraṇyakaśipu amava moltissimo il suo figlio, ma il suo amore si trasformò in irritazione quando scopre che era un devoto di Viṣu, il suo peggiore nemico!

Allora il re demone, Hiraṇyakaśipu, cercò di uccidere suo figlio Prahlāda, addirittura facendolo mordere da un serpente e mettendolo sotto le zampe degli elefanti, ma non ebbe successo.

 

Il Signore Nṛsiṁhadeva uccide il re dei demoni: più Prahlāda glorificava Viṣṇu, più il demone si arrabbiava e si agitava. Hiraṇyakaśipu chiese al figlio se il suo Dio esistesse all’interno delle colonne del palazzo, e Prahlāda disse  che il Signore è presente ovunque, Egli era presente anche all’interno delle colonne. Quando Hiraṇyakaśipu sentì questa filosofia dal suo giovane figlio, derise l’affermazione del ragazzo e colpì con forza la colonna con il suo pugno.

Non appena Hiraṇyakaśipu colpì la colonna, ne uscì un suono tumultuoso,Viṣṇ uscì dalla colonna nella Sua meravigliosa incarnazione di Narasiṁha, metà leone e metà uomo. Hiraṇyakaśipu capì che era la sua morte, e così si preparò a combattere con quella forma metà leone e metà uomo. Nṛsiṁhadeva catturò il demone, lo gettò sulle Sue ginocchia e lo uccise trafiggendogli l’addome con le Sue unghie. Il Signore non solo uccise Hiraṇyakaśipu, il re dei demoni, ma uccise anche molti dei suoi seguaci. Quando non ci fu più nessuno da combattere, il Signore, ruggendo di rabbia, si sedette sul trono di Hiraṇyakaśipu.

 

Nṛsiṁhadeva

Prahlāda pacifica Nṛsiṁhadeva con preghiere: 

Dopo che Hiraṇyakaśipu fu ucciso, il Narasiṁha continuò ad essere molto arrabbiato, e i semidei, guidati dal Signore Brahmā, non riuscirono a pacificarLo. Anche la madre Lakṣmī, la dea della fortuna, la compagna costante di Nārāyaṇa, non poteva osare presentarsi davanti al Signore Nṛsiṁhadeva. Allora il Signore Brahmā chiese a Prahlāda Mahārāja di andare avanti e pacificare l’ira del Signore. Prahlāda Mahārāja, confidando nell’affetto del suo maestro, il Signore Nṛsiṁhadeva, non ebbe alcuna paura. Si presentò davanti ai piedi di loto del Signore e Gli offrì rispettosi omaggi. Il Signore Nṛsiṁhadeva, essendo molto affezionato a Prahlāda, mise la Sua mano sulla testa di Prahlāda, e grazie al tocco personale del Signore, Prahlāda Mahārāja ottenne immediatamente brahma-jñāna, la conoscenza spirituale. 

Nṛsiṁhadeva voleva offrire una benedizioni a Prahlāda, ma Prahlāda, ritenendole impedimenti sul sentiero del progresso spirituale, non ne accettò nessuna. Invece, si abbandonò completamente ai Suoi piedi di loto. Egli disse: “Se qualcuno è impegnato nel servizio devozionale del Signore e prega per la gratificazione personale dei sensi, non può essere chiamato un puro devoto e nemmeno un devoto.”

Prahlāda Mahārāja, quindi, non chiese nulla a Viṣṇu, piuttosto, disse che se il Signore voleva dargli una benedizione, voleva che gli assicurasse che non si sarebbe mai lasciato indurre ad accettare alcuna benedizione per amore dei desideri materiali. Non appena i desideri bramosi si risvegliano, i sensi, la mente, la vita, l’anima, i principi sacri, la pazienza, l’intelligenza, la timidezza, la bellezza, la forza, la memoria e la veridicità sono tutti sconfitti. Si può rendere un servizio devozionale puro solo quando non ci sono desideri materiali nella propria mente.

Viṣṇ era molto soddisfatto di Prahlāda Mahārāja per la sua devozione incondizionata, eppure il Signore gli diede la benedizione che sarebbe stato il re di questo mondo materiale fino alla fine dell’era del manvantara. Il Signore consigliò a Prahlada di compiere sacrifici attraverso il bhakti- yoga, perché questo è il dovere di un re.

Studio Triguna

Raggiungi l’equilibrio, ritrova te stesso.

Studio Yoga e PilatesTriguna