Vāmana, l’avatāra nano
L’avatāra che ha messo il mondo sotto i piedi. La storia della 5° manifestazione di Viṣṇu viene narrata in diversi modi nei Vāmana Purāna, Viṣṇu-dharmottara Purāna, Matsya Purāna, Bhāgavata Purāna, nel Mahābhārata e nel Ramāyaṇa. A volte queste storie possono differire nei dettagli ma l’essenza rimane invariata.
Tanto tempo fa, un Re chiamato Bali Mahārāja, nipote di Prahlāda Mahārāja ( il bambino della storia del 4° avatāra Nṛsiṁhadeva) che dovuto alle sue grande austerità sotto la guida del suo Guru Śukrācārya riuscì ad ottenere da Brahma la sovranità sui tre mondi, Cielo, Terra e Inferi. In poco tempo divenne così arrogante da credersi superiore agli dei (deva). I deva, spodestati e preoccupati, si rivolsero a Viṣṇu supplicandolo di ristabilire l’equilibrio cosmico.
La nascita di Vāmana.
Aditi, la madre dei Deva, era molto afflitta a causa della separazione dai suoi figli, poiché i semidei non erano visibili nel regno celeste. Un giorno il grande saggio Kaśyapa emerse da una trance di meditazione e tornò al suo āśrama. Vide che l’āśrama non era più bello e che sua moglie era molto triste. Per calmare la sua angoscia lui le consigliò di adorare Vāsudeva, Janārdana, solo il Signore poteva esaudire tutti i suoi desideri. Egli gli insegnò una pratica chiamata Payo-vrata che viene eseguita per 12 giorni. Viṣṇu fu molto contento di questa cerimonia eseguita da Aditi, apparve davanti a lei in tutta magnificenza. Alla sua richiesta, il Signore accettò di diventare suo figlio.
Il Signore Vāmanadeva apparve in questo mondo dal grembo di Aditi completamente dotato di conchiglia, disco, clava e loto. La Sua tinta corporea era nerastra, ed Egli era vestito con abiti gialli. Questo giorno di buon auspicio è chiamato Vijayā.
Kaśyapa e Aditi, entrambi i Suoi genitori furono molto impressionati. Dopo la Sua apparizione, il Signore assunse la forma di un nano (Vāmana). Tutti i grandi saggi espressero la loro esultanza.
Il Vāmanadeva chiede carità a Bali Mahārāja
Vāmanadeva espresse il desiderio di andare a Bhṛgukaccha, dove i brāhmaṇa della dinastia Bhṛgu stavano eseguendo degli yajña. il Signore Vāmanadeva apparve nell’arena sacrificale di Mahārāja Bali. A causa della Sua presenza trascendente tutti si alzarono dai loro posti e offrirono preghiere al Signore Vāmanadeva. Quando Bali Mahārāja, pensando che Vāmanadeva fosse il figlio di un brāhmaṇa, gli disse di chiedergli qualunque premio o carità desiderasse.
Vāmana rispose: “Voglio la quantità di terra che posso coprire con 3 miei passi“.
Bali lo guardò sorridendo: “Cosa puoi ottenere con i tuoi passi minuti da bambino? Forse non sei molto intelligente. Ti posso dare un villaggio o un pianeta intero. Ho conquistato l’universo! Chiedimi ciò che più ti aggrada, fosse anche metà del regno.”
Bali Mahārāja accettò di dare questa terra in beneficenza, poiché si trattava di una cosa molto insignificante, ma Śukrācārya, che poteva capire che Vāmanadeva era Viṣṇu, l’amico dei semidei, vietò a Bali Mahārāja di dare questa terra. Śukrācārya consigliò a Bali Mahārāja di ritirare la sua promessa. Spiegò che nel soggiogare gli altri, nello scherzare, nel rispondere al pericolo, nell’agire per il benessere degli altri, e così via, ci si poteva rifiutare di mantenere la propria promessa, e non ci sarebbe stata alcuna colpa. Con questa filosofia, Śukrācārya cercò di dissuadere Bali Mahārāja dal dare la terra al Signore Vāmanadeva.
Bali Mahārāja rinuncia all’universo
Dopo aver ascoltato i consigli didattici di Śukrācārya, Bali Mahārāja divenne contemplativo. Poiché è dovere di un capofamiglia mantenere i principi della religione, dello sviluppo economico e della gratificazione dei sensi, Bali Mahārāja pensò che fosse improprio ritirare la sua promessa fatta al brahmacārī. Mentire o non onorare una promessa fatta a un brahmacārī non è mai corretto, perché mentire è l’attività più disonesta.
Vāmana era giunto per insegnare a Bali la più grande lezione: non c’è limite all’avidità umana come non c’è limite alla beatitudine che si prova semplicemente amando incondizionatamente.
3 passi per coprire l’universo
Il Signore Vāmanadeva allora si estese immediatamente in un corpo universale. Bali Mahārāja poté vedere il Signore Vāmanadeva come il Viṣṇu Supremo.
Nella dinastia di Bali Mahārāja c’erano molti asura che a causa della loro inimicizia verso Viṣṇu avevano raggiunto una destinazione più eccelsa di quella di molti mistici yogī. Bali Mahārāja ricordò specificamente la determinazione di Prahlāda Mahārāja nel servizio devozionale. Considerando tutti questi punti, decise di dare la sua testa in carità come luogo per poggiare il terzo passo di Viṣṇu. In questo modo Bali Mahārāja sentì di ottenere il successo.

Poiché Bali Mahārāja aveva dato tutto al Signore, essi pregarono per la sua liberazione. Il Signore allora raccontò come il possesso di ricchezze da parte di un non devoto sia un pericolo, mentre l’opulenza di un devoto sia una benedizione che proviene dal Signore. Poi, essendo soddisfatto di Bali Mahārāja, il Signore Supremo offrì il Suo disco per proteggere Bali Mahārāja e promise di rimanere con lui.
La grande anima Bali Mahārāja ha sperimentato che il più alto guadagno nella vita è raggiungere il servizio devozionale nel pieno abbandono al rifugio del Signore. Fermo in questa conclusione, con il cuore pieno di devozione e gli occhi pieni di lacrime, offrì obbedienza a Viṣṇu e poi, con i suoi associati, entrò nel pianeta conosciuto come Sutala. In fine Vāmana, come manifestazione di Viṣṇu soddisfò il desiderio di Aditi e reinstallò il Signore Indra.
Meditazione
Questa storia ci lascia tanti spunti sui quali meditare. Vi invito sempre a leggerla provando a identificarvi con i diversi personaggi in modo di analizzare tutte le prospettive, ricordando che dentro di noi c’è sempre una parte divina ed una parte ottenebrata.
Meditate su come l’avidità ci porti ad agire, a volte in modo egoistico, pensando di trovare nel possesso la felicità. Per poi scoprire che al posto della felicità ci ritroviamo l’insoddisfazione e il desiderio di possedere ancora. Solo l’amore Divino può saziare quel vuoto esistenziale.
Parole sulle quali meditare:
DISCERNIMENTO – APPAGAMENTO – ESSERE SODDISFATO (con poco) – ESPANSIONE
A volte per crescere bisogna abbandonare qualcosa. Per aprirsi al nuovo bisogna lasciare andare il vecchio. Quando abbiamo le mani piene non abbiamo spazio per ricevere.
Buona pratica!
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